Percorso del Viaggio in bici - Estate 2013

dove sta pedalando Ciclomurgia??

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giovedì 27 ottobre 2011

Ultime notizie dal Sud


L'ampia pianura steppica qui sopra e il trenino che l'attraversa, non deve ingannarci, parliamo di sud e di treni dimenticati, ma non di quelli della Murgia!!!
Grazie a Vincenzo, che ha condiviso con noi questo articolo, oggi vogliamo riportarvi un racconto estratto da "Ultime notizie dal sud" ultimo scritto di Luis Sepùlveda che uscirà il 3 novembre.
Il Sud, raccontato da Sepùlveda è quello della Patagonia, e il treno giunto alla sua ultima corsa, il Patagonia Express è una locomotiva del 1915. La storia, è una storia di amore e passione (quelli che a CicloMurgia piacciono di più!!!!): amore e passione per la propria terra costretta a piegarsi alle logiche dei soldi. E niente importa, neanche il fatto, che la Torchita era l'unico mezzo di trasporto capace di collegare El Maitén con Esquel...
Vi proponiamo questa breve lettura perchè inevitabilmente questo racconto ci ha riportati alla nostra cara Murgia, e non solo per la sua pseudo-steppa e per la ferrovia che la attraversa, ma anche - e soprattutto- perchè quel tratto ferrioviario è stato definitivamente chiuso per favorire il trasporto su gomma.
Il nostro sogno è farvi scoprire la Murgia senza farvi tirare fuori l'automobile dal vostro garage; il nostro sogno è farvi trovare in stazione una bicicletta scalpitante che aspetta che il vostro treno si fermi per farvi partire all'avventura. Il nostro sogno è rendere il turismo meno invasivo possibile, vivere la natura senza aggredirla, godere di un paesaggio senza essere disturbati dalla visione di un mega-albergo nel punto più alto e godere di un panorama perchè ce lo siamo guadagnato a suon di sgambettate, e non dalla sala colazione del suddetto mega-albergo!!

ps. ci sentiamo ancora più vicini a Sepùlveda quando dice che tutti i suoi appunti di questo viaggio li avrebbe scritti su una Moleskine, naturalmente! :)


-Da Repubblica di domenica 23 ottobre 2011 - pag. 30-

"Sapevamo che la Trochita partiva da El Maitén il martedì con patagonica precisione, fra le otto del mattino e mezzogiorno, e che dopo aver raggiunto Esquel ritornava il giovedì, mettendosi in marcia con identica puntualità per ripercorrere al contrario i trecentocinquanta chilometri a cui erano stati ridotti, dopo le privatizzazioni e la morte delle ferrovie argentine, gli originari millesettecento del Patagonia Express. 
 Quella mattina la stazione appariva stranamente deserta. Da quanto ci risultava, il vecchio treno continuava a essere l’unico mezzo di trasporto per gli abitanti di El Maitén che dovevano andare a Esquel a comprare beni di prima necessità, a farsi vedere dal medico o a lottare contro la burocrazia. La biglietteria era chiusa e così cominciammo ad aggirarci per la stazione senza incontrare nessuno, finché non arrivammo davanti all’officina e sentimmo la musica di una radio e delle voci. Era un capannone enorme e là, fra tonnellate di metallo arrugginito, una locomotiva a vapore che mostrava parte delle sue viscere d’acciaio e tre vagoni di legno, scorgemmo un gruppo di uomini vestiti con la classica tuta blu dei meccanici. «Cosa raccontate di bello, ragazzi?» ci salutò uno di loro vedendoci. Rispondemmo al saluto e subito fummo invitati a bere mate e a mangiare pane e formaggio. «Possiamo sapere cosa vi porta da queste parti?» chiese un altro. «Il treno. Ci hanno detto che partiva oggi per Esquel». 
 Il nostro piano di lavoro per quel giorno era abbastanza  semplice: il mio socio avrebbe fatto il viaggio a bordo, scattando foto in interno, mentre io lo avrei seguito in automobile. Saremmo rimasti a Esquel fino al giovedì e poi saremmo rientrati al contrario, io in treno riempiendo di appunti la mia Moleskine, e il mio socio in macchina, scattando foto in esterno. «È vero. Partiva oggi, ma non è partito e non partirà» dichiarò uno dei meccanici. «E quando parte?» domandammo. «Questo non lo sa nessuno. È charteado» spiegò uno dei più giovani. «Charteadoda chartear?» indagò il mio socio. Sì, da chartear, un nuovo verbo maledetto derivato a sua volta da charter. Un’associazione di oziosi milionari texani amanti delle ferrovie a vapore avevano charteado il Patagonia Express per un periodo indefinito, senza curarsi del fatto che gli abitanti di El Maitén, Esquel, Ñorquinco e Leleque sarebbero rimasti senza il loro unico mezzo di trasporto. 
 Erano ormai undici giorni che la Trochita era in mano a quei turisti e i ferrovieri, senza nascondere la loro rabbia, cercarono di consolarci suggerendoci una soluzione. «Oggi arriva uno di quelli. Credo che sia cubano o dominicano, è il loro interprete. Parlate con lui e forse vi lasceranno salire sulla Trochita» disse Marcelo. Decidemmo di aspettare l’interprete chiacchierando con il gruppo. Come tutti i patagoni, ciascuno di loro aveva qualcosa da raccontare, ma discorrevano lentamente, come per non dare importanza a quello che dicevano. «Avete visto la locomotiva che stiamo riparando? È un gioiello, una Maffei 350, tedesca, costruita nel 1915. Non ci sono più macchine del genere in nessun posto al mondo. Ne abbiamo due e sono parte della storia della Trochita». [...] 
 L’arrivo di un insolente fuoristrada con luccicanti paraurti cromati e fari sul tetto spense l’allegria nel capannone. L’autista faceva anche da interprete e parlava con un inconfondibile accento cubano. Con un gesto interruppe le dimostrazioni di servilismo del capostazione e, indicando il mio socio che in quel momento scattava qualche foto alla vecchia locomotiva tedesca, puntualizzò: «Le avevamo detto che, finché il treno era nostro, non volevamo attorno nessun giornalista». Avevo intenzione di tranquillizzarlo spiegandogli che non eravamo giornalisti, solo due viaggiatori che passavano per caso da lì, ma Marcelo fu più svelto: «Sono amici miei, volevano vedere l’officina e li ho invitati. E poi il treno voi l’avete soltanto charteado. Non è di  vostra proprietà».  «Vogliamo salire sul treno, fare qualche foto, tutto qui. Ci dai una mano?» domandò il mio socio. Il cubano ci osservò con attenzione prima di rispondere. «Per cinquemila dollari vi portiamo alla prossima stazione. Solo andata». La stazione successiva era a una trentina di chilometri, un po’ meno di un’ora di viaggio sulla Trochita. «Allora dì ai tuoi capi che vadano a farsi fottere, solo andata» aggiunse il mio socio nel suo tono più gentile. [...] 
 «Be’, siamo rimasti senza treno» osservai. Bevemmo il mate in silenzio, fumammo una sigaretta. Il mio socio chiese se poteva scattare qualche foto all’officina e i ferrovieri acconsentirono con entusiasmo. «Ragazzi» dichiarò Marcelo servendo qualche bicchiere di vino, «voi siete  venuti a fotografare la Trochita e la fotograferete». Il mio socio e io ci guardammo decisi ad accettare qualunque cosa ci proponessero, perché a sud del 42° parallelo la fiducia nasce senza mezzi termini, senza ambiguità né goffi richiami alla prudenza. «Vi aspetto domattina presto, alle sette, al campo da calcio. E portate qualche soldo per comprare la nafta» suggerì Marcelo. 
 Il resto del pomeriggio lo passammo a visitare El Maitén, prendemmo alloggio in una pensione dai letti duri e al tramonto andammo a mangiare in un ristorante che ci sedusse col suo nome, Patagonia Express, e ci rimpinzò con uno dei migliori matambre che avessimo mai assaggiato. Poi ci sedemmo in un parco a guardare le migliaia di stelle che illuminano il cielo della Patagonia. [...] 
 Come in tanti altri paesi delle lontane province del Sud, a El Maitén la gente aveva l’abitudine di sedersi dentro la stazione a guardar passare il treno. È un’usanza che conferma l’esistenza del tempo e dell’universo: se il treno è passato vuol dire che è partito da un posto e va in un altro. Il mio socio e io bevevamo il vino osservando le stelle, El Maitén era immersa nel buio e in qualche angolo della steppa i sequestratori della Trochita dovevano lamentarsi della scomodità dei vagoni mentre dalla sua dignitosa umiltà di immaginetta sbiadita la Madonna di Luján doveva guardarli con occhi ancora più tristi del solito, perché la tristezza è l’unica cosa che lasciano i vincitori al loro passaggio. 
 Il giorno dopo alle sette, interrompendo una partita di calciatori mattinieri, andammo da Marcelo, che ci aspettava accanto al suo vecchio ma impeccabile 113 biplano Curtiss Falcon. [...] Dopo aver sorvolato per dieci minuti la steppa seguendo i binari del treno, avvistammo la Trochita. Il vecchio espresso patagonico avanzava lentamente, una grossa scia di fumo usciva dal comignolo della locomotiva e subito veniva dispersa dal vento. Dalla pianura infinita, il vecchio treno ci faceva segnali di vapore e fumo, ci invitava ad avvicinarci a lui, amico dai muscoli di ferro e dal cuore di fuoco. Volammo sopra il treno, accanto al treno, di fronte al treno, lo seguimmo quasi attaccati ai fianchi nelle due direzioni, mentre i padroni provvisori della Trochita erano passati ai gesti osceni. [...] 
 Scendemmo dal Curtiss Falcon mezzo anchilosati e aiutammo Marcelo a coprire l’aereo con un pesante telone. Eravamo riusciti a fotografare la Trochita, il vecchio espresso patagonico, il leggendario Patagonia Express, e ci consideravamo soddisfatti, ma nell’officina i ferrovieri ci riservavano ancora una sorpresa.  La nostra conversazione fu interrotta dall’inconfondibile fischio di un treno e tornando nell’officina vedemmo l’imponente Maffei 350 che innalzava una densa colonna di fumo e muoveva le bielle, facendo girare le ruote e trainando due carrozze passeggeri. «Eccolo, ragazzi. Il vecchio Patagonia Express. Volete farci un giro?» disse uno dei ferrovieri. 
 Ci guardammo a vicenda, guardammo anche il treno che sbuffava per la voglia di partire verso la steppa e stringemmo forte la mano a quegli uomini che esibivano l’orgoglio più sano del mondo, quello del lavoro ben fatto, quello di essere parte di un insieme indispensabile: l’orgoglio di classe, semplicemente. «I gringos sono andati verso nord, perciò noi andremo a sud» disse il macchinista. Allora il mio socio ebbe l’idea più brillante. «E se avvisassimo la gente del paese che c’è il treno?». 
 Ed esattamente due ore dopo, con perfetta puntualità, la locomotiva mandò sbuffi di vapore che bagnarono di nebbia le banchine, il fochista cominciò a buttare palate di carbone nella caldaia e noi ci accomodammo sulle due carrozze in mezzo a una cinquantina di persone felici di poter nuovamente contare sul loro unico mezzo di trasporto.  
 Quel viaggio fu una festa. 
Quel viaggio fu il più bello della nostra vita, perché era nato dalla determinazione di un gruppo di uomini che, infischiandosene delle rappresaglie che avrebbero subito, avevano deciso che due viaggiatori venuti da molto lontano dovevano  essere testimoni del loro amore per il lavoro. Era limpida l’aria della steppa, erano allegri i volti affacciati ai finestrini delle carrozze, era compatta la colonna di fumo che usciva dalla locomotiva, era chiaro e onnipresente il fischio che annunciava il passaggio del treno, era dolce il vigore delle bielle che con tutta la forza dell’acciaio spingevano le ruote, e lo sferragliare del convoglio invitava a bere il mate offerto dal passeggero accanto mentre le conversazioni passavano in rassegna tutte le cose della vita. Fu un viaggio allegro, molto allegro, perché fu l’Ultimo Viaggio del Patagonia Express."

Traduzione Ilide Carmignani

venerdì 21 ottobre 2011

Cosa bolle nella pentola di CicloMurgia!



Cari cicloeroi,
con il treno storico, che finalmente ce l'ha fatta a partire (ed anche ad arrivare), abbiamo concluso le escursioni in biciletta di questo autunno pazzerello (appena i nostri ospiti ci mandano tutte le foto, le postiamo, qualcuna è già sul nostro profilo di facebook)...
Devo ammettere che vista la temperatura, e vista l'età media di alcuni dei nostri partecipanti (8 anni!!!), questa volta ci siamo imbattuti in un gruppo di veri guerrieri, ma ve li faremo conoscere presto!

Noi però fermi non sappiamo proprio stare e nonostante gli innumerevoli esercizi zen a quali ci sottoponiamo giornalmente (vedi alla voce giardinaggio e shiatsu, a titolo esemplificativo ;)) non riusciamo a non proiettarci al futuro e a pensare a mille proposte super gustose per voi sia per le domeniche di novembre (non possiamo immaginarvi sotto una coperta, sul divano!!) sia per la prossima primavera...
E siccome in tutto ciò abbiamo sempre e comunque bisogno di avere le mani in pasta (per quel riguarda Marinella) oppure sporche di grasso (per quel che riguarda Filippo), eccoci impegnati in sperimentazioni di vario genere, tutte naturalmente votate alla causa CicloMurgia!!!!


  1. Patate, riso e cozze: a lezione dal depositario di tutti i segreti della millenaria ricetta (almeno da quando sono state inventate le cozze!!!), l'illustrissimo ingegnere Michele Bozzetti!!! :)




Scambio Internazionale Youth in Action organizzato dal circolo di Trani di Legambiente, CicloMurgia cura un pranzetto biologico nella splendida cornice del Monastero di Colonna, di Trani. Nel menù, tra le altre cose:
  • farro, miglio e riso con pesto di pistacchi, pomodorini e filetti di melanzane arrostite;




  • pani di farro (semola rimacinata di farro dal Molino di Benedetto, di Altamura) aromatizzati alle erbe a  metro zero ;) e focaccia morbida alla scamorza e melanzane;


  • Hummus leggero e pesto mediterraneo (pomodori secchi e mandorle);


  • melanzane in agrodolce all'uva e rosmarino;
  • carote al peperoncino;
  • zucchine sottolio all'origano e vino bianco;
  • pecorino di Poggiorsini;
  • salami locali (Minervino, Palazzo San Gervasio e Faeto);
  • Olive locali origano&peperoncino
  • cruditè d verdure (giusto per rinfrescarsi un pò :))
Mentre Filippo che faceva?!?! cercava di organizzare al meglio i 70 mq di "tana" di Ciclomurgia trovando il modo per non separarci mai dalle nostre appendici a due ruote:

 per chi non lo avesse capito, questo è il salotto!!!!

Infine, nelle nostre divagazioni esotiche, ci siamo sperimentati col sushi e questo è il risultato della prima prova: secondo me non male!!!!



 e voi?! che avete fatto in queste settimane?!?!
Fateci sapere!!!!! :))

ps. stiamo cercando di arricchire e rendere sempre più funzionali sia il sito che il blog, accogliamo qualsiasi consiglio ed osservazione!!!

martedì 18 ottobre 2011

Il sistema periodico

Il peggio che ci possa capitare è di assaggiare la carne dell'orso
(Ferro, da Il Sistema periodico, di Primo Levi)

"La facile cresta doveva essere facile, anzi elementare, d'estate, ma noi la trovammo in condizioni scomode. La roccia era bagnata sul versante al sole, e coperta di vetrato nero su quello in ombra; fra uno spuntone e l'altro c'erano sacche di neve fradicia dove si affondava fino alla cintura. Arrivammo in cima alle cinque, io tirando l'ala da far pena, Sandro in preda ad un'ilarità sinistra che io trovavo irritante.
- E per scendere?
- Per scendere vedremo, - rispose; ed aggiunse misteriosamente: - il peggio che ci possa capitare è di assaggiare la carne dell'orso -. Bene, la gustammo, la carne dell'orso, nel corso di quella notte che trovammo lunga. Scendemmo in due ore, malamente aiutati dalla corda, che era gelata: era diventato un maligno groviglio rigido che si agganciava a tutti gli spuntoni, e suonava sulla roccia come un cavo da teleferica. Alle sette eravamo in riva a un laghetto ghiacciato, ed era buio. Mangiammo il poco che ci avanzava, costruimmo un futile muretto a secco dalla parte del vento e ci mettemmo a dormire per terra, serrati l'uno contro l'altro. Era come se anche il tempo si fosse congelato; ci alzavamo ogni tanto in piedi per riattivare la circolazione, ed era sempre la stessa ora; il vento soffiava sempre, c'era sempre uno spettro di luna, sempre allo stesso punto del cielo, e davanti alla luna una cavalcata fantastica di nuvole stracciate, sempre uguale.
Ci eravamo tolti le scarpe, come descritto nei libri di Lammer cari a Sandro, e tenevamo i piedi nei sacchi; alla prima luce funerea, ci levammo con le membra intormentite e gli occhi spiritati per la veglia, la fame e la durezza del giaciglio: e trovammo le scarpe talmente gelate che suonavano come campane, e per infilarle dovemmo covarle come fanno le galline.
Ma tornammo a valle con i nostri mezzi, e al locandiere, che ci chiedeva ridacchiando come ce la eravamo passata, e intanto sogguardava i nostri visi stralunati, rispondemmo sfrontatamente che avevamo fatto un'ottima gita, pagammo il conto e ce ne andammo con dignità. Era questa, la carne dell'orso: ed ora che sono passati molti anni, rimpiango di averne mangiata poca, poiché, di tutto quanto la vita mi ha dato di buono, nulla ha avuto, neppure alla lontana, il sapore di quella carne, che è il sapore di essere forti e liberi, liberi anche di sbagliare, e padroni del proprio destino."

E' lo Stesso Levi a dirci chi era il suo impavido compagno: "[...]Sandro era Sandro Delmastro, il primo caduto del Comando Militare Piemontese del Partito d'Azione. Dopo pochi mesi di tensione estrema, nell'aprile del 1944 fu catturato dai fascisti, non si arrese e tentò la fuga dalla Casa Littoria di Cuneo. Fu ucciso, con una scarica di mitra alla nuca, da un mostruoso carnefice-bambino, uno di quelli sciagurati sgherri di quindici anni che la Repubblica di Salò aveva arruolato nei riformatori. Il suo corpo rimase a lungo abbandonato in mezzo al viale, perché i fascisti avevano vietato alla popolazione di dargli sepoltura.
Oggi so che è un'impresa senza speranza rivestire un uomo di parole, farlo rivivere in una pagina scritta: un uomo come Sandro in specie. Non era un uomo da raccontare né da fargli monumenti, lui che dei monumenti rideva: stava tutto nelle azioni, e, finite quelle, di lui non resta nulla; nulla se non parole, appunto."

Ho trovato queste notizie partendo dal brano che Filippo oggi mi ha chiesto di pubblicare sul nostro blog, e ho trovato anche una foto di Sandro Delmastro, sul blog di un suo pronipote, , Marco Delmastro, fisico delle particelle che lavora all'esperimento ATLAS al CERN di Ginevra e questo blog merita davvero una visita (perlomeno, io cercherò di andarlo a trovare, ogni tanto) perchè vi assicuro, non è riservato ai NERD sesto Dan, ma interessante per molti dei nostri cicloeroi, forse quelli un po' più concettuali, o quelli più riflessivi, o quelli "militanti" o quelli... insomma andateci e mi saprete dire!!!
Io, che forse non appartengo a nessuna di queste categorie ;), posso dire che intanto ho imparato due parole bellissime oggi: superluminale (velocità superluminale= più veloce della luce, da oggi la userò sempre!!) e BORBORIGMA (= rumore che si fa con lo stomaco quando si ha fame) e questa, per quanto mi riguarda, risulta essere la parola di massima utilità delle mie ore davanti al pc in ufficio!!

Spero di aver riempito di un contenuto interessante cinque minuti del vostro tempo davanti al pc, siamo sempre pronti a ricevere vostri commenti (e critiche!!) e non gettate la spugna: prestissimo vi arriveranno le nostre proposte d'autunno, CHE NON POTETE PERDERE, naturalmente!!!!

mercoledì 12 ottobre 2011

La bellezza della Murgia non si fotografa, si condivide.


Chissà se i nostri cicloeroi siano o meno amanti del Noir... e del Noir mediterraneo in particolare. Io si e le pagine di Izzo dedicate a Marsiglia mi hanno fatto pensare al mio modo di essere "turista", però poi ci ho pensato bene e ho capito che è proprio il mio modo di guardare il mondo.
Il post di oggi è il risultato di una lotta interiore mai risolta tra l'ottimismo e la voglia di intestardirsi sui piccoli gesti quotidiani -che, se condivisi anche solo nei pensieri, potrebbero davvero dare una sferzata al mondo- e la disillusione e la rabbia perchè a volte sembra proprio che stiamo scivolando di anno in anno in una realtà più buia del medioevo.

Non so se qualcuno di voi ha avuto modo di vedere la puntata di Presadiretta di domenica sera. Io no, non l'avevo vista perchè stavo lavorando, ma anche perchè mi ero imposta di non vedere quella trasmissione per evitare lo sprofondamento nella depressione più nera. Tanto l'Italia che stiamo diventando la vediamo tutti i giorni, la tocchiamo con mano. Io e Filippo ne abbiamo avuto un generoso assaggio di tutta la sua contraddittorietà nel nostro giretto estivo.
Ma poi... non ho resistito e ho guardato la puntata di domenica 9 ottobre dal titolo TERRA&CIBO.
L'ho riguardata due volte perchè capire certe dinamiche di interessi è ben lontano dalla mia mente così semplice. Mi ero ripromessa di riportare sul blog qualche stralcio del tipo "lo sapevate?":
- lo sapevate che se un triplo concentrato di pomodoro viene dalla Cina e viene diluito in Italia con acqua e sale perchè diventi doppio concentrato, subisce una variazione sostanziale del prodotto così che è poi legittimo chiamarlo "prodotto 100% italiano?
- e lo sapevate che l'AGEA dagli anni novanta ad oggi dichiara all'unione europea centinaia di migliaia (ho detto CENTINAIA DI MIGLIAIA) di capi di bestiame in più rispetto a quelli realmente presenti in Italia per i quali ha percepito per tutti questi anni i contributi dell'UE che poi si sono dileguati nel nulla, mentre allo stesso tempo gli allevatori italiani hanno continuato ad acquistare QUOTE LATTE per lo stesso numero di anni per ovviare alla sovrapproduzione (che risultava relativa a questi capi inesistenti)?
ma era troppo, era difficile...

E allora, se avete stomaco vi consiglio di dedicarvi due ore del vostro tempo a capire cosa c'è dietro il vostro banale gesto di aprire un pacco di basta e svuotarlo nell'acqua che bolle e dietro quel "sughetto semplice semplice che ha tanto il profumo di pomodoro fresco, che vi fate giusto per mangiare qualcosa senza appesantirvi troppo":
http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-9486082f-f08f-4608-a527-a24986c19fb5.html

Nessuna considerazione in merito, ognuno si faccia la sua idea, come è giusto che sia (anche pensare "sono tutte cazzate!"), ma voglio regalarvi una citazione da Casino Totale di Izzo, mi sembra inquadri perfettamente il mio MOOD (va tanto dire così ahahahahahah)attuale, anche alla luce di quanto visto.

ai posteri l'ardua sentenza

Marinella

Marsiglia non è una città per turisti. Non c'è niente da vedere. La sua bellezza non si fotografa. Si condivide. Qui, bisogna schierarsi. Appassionarsi. Essere per, essere contro. Essere, violentemente. Solo allora, ciò che c'è da vedere si lascia vedere. E allora è troppo tardi, si è già in pieno dramma. Un dramma antico dove l'eroe è la morte. A Marsiglia, ANCHE PER PERDERE BISOGNA SAPERSI BATTERE.

giovedì 6 ottobre 2011

Non stiamo mica a pettinar le bambole!!!


Cari Cicloeroi,
è vero, in questi ultimi giorni abbiamo fatto sentire la nostra mancanza (...non vi abbiamo neanche mandato la newsletter!!!) e come possiamo giustificarci?
Forse dicendovi che ci siamo ingolfati per cercare di smaltire il pic nic che avevamo preparato per tutti voi per l'escursione legata al treno storico di domenica scorsa, poi annullato?!? Scusa banale, anche perchè non abbiamo fatto fatica a trovare bocche da sfamare pronte a ripulire tutti i cestini!!!

Ma nooooo!! semplicemente, viste le previsioni nere, nerissime di questo week end, non ci siamo sentiti di organizzare escursioni nel Parco, ma abbiamo lavorato tanto, tantissimo per farvi sempre allettanti proposte anche per le domeniche d'autunno, sperando di farvi piacere!!!

Intanto vi dico subito che il treno storico è stato rimandato a domenica 16, quindi tutti in stazione, perchè questa è la volta buona, il bosco di Acquatetta ci aspetta nel pieno della sua fioritura autunnale!!
(buonasera, signor Topinambur!!!)

Inoltre vi vogliamo tenere in caldo per alcune possibili proposte: una legata alla raccolta delle castagne (con relativa magnata in sagra) e un'altra legata alla sagra del fungo cardoncello, il Re della Murgia! A fine mese, poi, vi chiameremo a raccolta per dimostrarci la vostra "fedeltà" e il vostro legame a questa Puglia a volte controversa. Vi inviteremo a condividere con noi una giornata in bicicletta legata ad un tema che ci sta molto a cuore... ma anche per questo, c'è tempo per parlarne!!! Vi abbiamo incuriosito abbastanza?!?

Vi lascio col menù di domenica scorsa che avrebbe deliziato il nostro pic nic nel bosco di Acquatetta e che è stato consumato con qualche fedelissimo cicloamico!!
Inoltre voglio indicarvi un paio di eventi che ci fa piacere promuovere per questo weekend

un abbraccio al sapore di uva e melograno!!!!
Marinella

(il fiore del melograno, pazzesco, eh?!)

Curiosità Ciclomurgiane: Sono di legno di melograno le verghe dei rabdomanti e di quegli specialisti che si dedicano alla ricerca di tesori. Il melograno è all'apice della classifica dei frutti che contengono antiossidanti, i flavonoidi, che proteggono il cuore e le arterie e che ha proprietà antitumorali derivate in particolare dall’ acido ellagico (tannino vegetale), di cui sono ricchi anche fragole, noci e lamponi.

Menù del pedalatore murgiano:
- chioccioline al parmigiano;
- quiche mediterranea di farina di Canapa;
- torta di zucchine ed hummus leggero;
- torta soffice di melanzane e scamorza affumicata;
- pane alla menta;
- formaggi di pecora di Poggiorsini, diverse stagionature;
- salami di Minervino e di Palazzo San Gervasio;
- cruditè di verdure

- crostata ricotta cioccolato e pere
- crostata al profumo di cannella e brandy con marmellata di uva

basta così?!?! :)))

ecco gli eventi del weekend

- SABATO MATTINA 8 OTTOBRE, ARRIVERANNO A FOGGIA, I PASTORI E LE PECORE IN VIAGGIO DALL'AQUILA PER LA TRANSUMANZA... a questo link troverete una sorta di diario di questo viaggio: http://www.tripline.net/trip/La_Transumanza_2011-6030101004A536B1FF1DEFFA81111111

- Legambiente Trani e Legambiente Puglia, SABATO POMERIGGIO ORGANIZZANO "CICLANDO TRA ARISCIANNE E BOCCADORO" pedalata in una zona che dovrebbe essere una quotidiana via ciclabile, sulla quale però non è ancora arrivata l'attenzione delle amministrazioni... forse!!! noi andremo a scoprirla con gli amici di Legambiente! il programma a questo indirizzo: https://www.facebook.com/event.php?eid=263465467027142

- DOMENICA 9 OTTOBRE, OASI WWF IL RIFUGIO DI MELLITTO: "RIMEDI DALLA NATURA" ore 8.30 raduno presso il parcheggio di madonna di Mellitto. Questo il programma